La costruzione della coppia
Dinamiche relazionali e possibilità di collusione
Spesso si cerca di capire quale sia la causa che porta a scegliere un determinato partner, in quanto nell’arco della vita ci si ritrova con lo stesso tipo di persone o si incontrano sempre persone sbagliate. Molti autori sostengono che questa scelta affonda le sue radici nell’infanzia, durante la quale avviene lo sviluppo psicosessuale dell’individuo, caratterizzato da momenti critici in cui emergono bisogni fondamentali che necessitano di essere soddisfatti attraverso la relazione genitore-bambino. Sono proprio questi momenti che possono, se non affrontati correttamente, influenzare la scelta del partner, legata in questo modo alla soddisfazione di bisogni infantili. Spesso, alla base delle scelte che portano due persone a cominciare un rapporto, c’è un vano tentativo di risolvere e compensare proprio carenze e attenzioni negate, per svariati motivi, dai genitori nell’infanzia. Il genitore, l’amico, l’amante, possono essere una versione emendata dell’altra persona reale coinvolta. Le persone interagiscono quindi non soltanto con l’altro reale, ma anche con l’ altro interno, la rappresentazione psichica di una persona che ha in sé il potere di influire sia sugli stati affettivi dell’individuo, sia sulle sue reazioni comportamentali manifeste. In questo senso John Bowlby, che attraverso i suoi studi ha ulteriormente valorizzato l’importanza della costruzione dei legami affettivi della prima infanzia, afferma che le esperienze di una persona nell’infanzia determineranno le sue aspettative di trovare o no una sicura base personale e anche la misura in cui sarà capace di stabilire e mantenere un rapporto reciprocamente gratificante. Queste aspettative hanno anche un ruolo importante nel determinare i tipi di persone a cui si accosterà e come queste interagiranno con lui. A causa di queste interazioni, lo schema che si instaurerà per primo nei confronti del partner tenderà ad essere duraturo: per questa ragione lo schema di rapporti familiari che una persona sperimenta nell’infanzia è di importanza così determinante per lo sviluppo della sua personalità. Vista in quest’ottica, la personalità sana non è affatto indipendente, come affermavano gli stereotipi culturali, anzi per Bowlby elemento essenziale è la capacità di far conto su “altri” quando l’occasione lo richiede, e di riconoscere gli “altri” giusti. Da studi su individui con personalità sane e ben funzionanti è risultato esserci in questi un equilibrio molto funzionale tra iniziativa e fiducia in se stessi da una parte e capacità di chiedere aiuto nel caso necessario dall’altra. Una buona fiducia in se stessi è, di solito, il prodotto di una lenta e libera crescita dall’infanzia alla maturità in cui, attraverso l’interazione con persone fidate ed incoraggianti, un individuo impara a combinare la fiducia negli altri con la fiducia in se stesso. Fondamentale importanza hanno gli studi di Bowlby sulla costruzione dei legami affettivi. Bowlby non considera patologico il comportamento di dipendenza e anzi cambia questo termine che considera denigratorio con quello di attaccamento, per intendere con questo qualsiasi forma di legame che porti una persona al raggiungimento o al mantenimento della vicinanza con un altro individuo differenziato e preferito, in genere una guida, che fin dalle origini serviva al piccolo dell’uomo per difendersi dai predatori. Dà quindi un’origine biologica e innata al concetto di attaccamento. Bowlby ha evidenziato anche due caratteristiche molto comuni del lutto che rientrano nell’impulso alla ricerca della persona persa: il pianto e la collera. Affermò che: “ vi sono buoni motivi d’ordine biologico per dichiarare che ogni separazione è accompagnata istintivamente e automaticamente da un comportamento aggressivo. Un punto chiave nella teoria di Bowlby è il forte rapporto che egli attribuisce alle esperienze di un individuo con i propri genitori con la successiva capacità di costruire dei legami affettivi. Specifiche variazioni di tale capacità, che si possono manifestare attraverso problemi coniugali e difficoltà con i figli, ma anche attraverso sintomi nevrotici e disordini della personalità, possono essere attribuite a specifiche variazioni del modo in cui i genitori avevano svolto il proprio ruolo.