Suore in cucina a Kabale

Emozioni in carcere!

Grazie ai bambini di Kabale

Eccoci di nuovo in viaggio, io ed Emanuela, sulla strada per Kabale, questa volta in  visita per nostri progetti Help Kabale School e Help Children Prisona.

Il lungo viaggio da Entebbe a Kabale attraversa una natura ricca di laghi, fiumi, foreste, savane e montagne di un colore predominante, quel verde dalle mille tonalità che si mescola con la terra a volte rossa come il fuoco.

In questo paesaggio si incontrano persone, tante persone che girano, lavorano, ti osservano e sono ovunque, anche nei luoghi più isolati, camminando per chissà quale meta.

Non vanno certo dimenticati i gorilla di montagna, motivo principale per cui i turisti si recano qui, oltre naturalmente ai leoni ai leopardi, alle giraffe ai bufali ecc.

Direi che il quadro è perfetto per un’esperienza unica di vacanza Africana.

Questo è quello che normalmente un turista riesce a visitare in Uganda, ma noi grazie a Mauro, che già ci aveva ospitato nella sua missione sulle montagne di Kitabu, siamo finiti in carcere!

Al nostro arrivo a Kabale ci siamo diretti verso la missione delle Suore dell’ordine di Maria Madre della Chiesa, dove siamo stati accolti da Suor Rosemary e da altre sorelle.

Dopo averci offerto la colazione siamo andati a visitare la scuola, che nel periodo scolastico ospita quasi 1000 bambini. Purtroppo l’abbiamo trovata vuota poiché la nostra visita ha coinciso con le feste natalizie.

Sala sartoria a Kabale

La povertà delle persone del luogo fa si che molte famiglie rinuncino a mandare i figli a scuola sia per i costi sia per l’aiuto che questi possono dare in casa.

Grazie a questa missione e al supporto di AICO che ha contribuito a sistemare gli impianti elettrici a ritinteggiare e a sistemare le coperture degli edifici, le suore sono riuscite a facilitare le famiglie e a coinvolgere più bambini, offrendo oltre allo studio, vitto e alloggio.

Finita la visita e dopo esserci recati ad acquistare alcune cose utili per le donne che vivono in carcere con i loro bambini ci siamo diretti verso la prigione di Kabale insieme a Suor Rosmary.

Arrivati all’ingresso del carcere, lasciamo qualunque oggetto di potenziale pericolo, compreso il cellulare.

Non esiste nel carcere un ingresso riservato alla parte femminile, ci dicono che fa parte di un progetto futuro,  questo implica attraversare il cortile dove circa 500 uomini vestiti di un giallo fosforescente girano liberamente.

Il giallo della divisa è l’unica cosa distinguibile in quanto la pigmentazione della pelle è talmente scura da confondersi con il colore della terra, rendendo invisibili i volti. L’impressione è quella di essere circondati da divise vuote che girano e ci circondano. Ma gli occhi bianchi come il latte si distinguono perfettamente e ad un tratto ci troviamo con tutti questi occhi puntati verso di noi un pò incuriositi e un pò sorpresi. C’è anche un’altra  luce che ci rassicura al passaggio, sono i sorrisi che alcuni ci rivolgono.

Arrivati nella parte femminile ci sentiamo quasi rassicurati, incuranti del fatto che prima o poi saremmo dovuti tornare da dove eravamo arrivati.

Le donne con la stessa uniforme, al nostro arrivo si  distraggono alla presenza di due bianchi, che invece di continuare a visitare le bellezze del loro paese sono li in carcere con loro.

Non abbiamo idea in quali reati siano coinvolti gli ospiti del carcere, ma poco ci interessa. L’interesse è tutto rivolto a queste madri, attente ad accudire i loro figli, nati e cresciuti all’interno di un carcere, con un alimentazione e un ambiente  non idonei a un bambino di quell’età.

Ci meravigliamo nell’osservare quanto queste donne sono complici nell’allattare, giocare ed accudire questi bambini senza preoccuparsi di chi sia la madre di chi.

Inoltre grazie a Mauro e al progetto di AICO questi bambini sono ben nutriti e igienicamente curati, sicuramente meglio di quelli incontrati lungo la strada.

Dopo una nostra breve presentazione, le donne ci hanno dedicato un canto di benvenuto, lasciandoci letteralmente senza parole, immersi nella gioia di tale accoglienza.

Ritornare all’esterno passando per il cortile maschile dopo tante emozioni è una passeggiata, con tanti i sorrisi e i saluti che ci hanno accompagnato all’uscita.

Una goccia nel mare, un lavaggio di coscienza, così tanti potrebbero pensare superficialmente, ma in realtà qualcosa di concreto e costante arriva a facilitare la vita di bambini innocenti costretti a vivere una condizione da carcerati ancor prima di poter parlare e di aver commesso alcun reato se non quello di essere nati nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, senza nessuna colpa e senza la sentenza di nessun giudice che li costringa a questa punizione.

Un grazie speciale a Mauro sia per il suo operato sia per averci dato la possibilità in totale autonomia di poter vedere direttamente come i suoi sforzi e gli sforzi di AICO stiano avendo ottimi risultati.

Marco Cicotti

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